sabato 17 ottobre 2015

LE MASCHERE

Le maschere o finzioni funzionali secondo la psicologia

Chi è “ingabbiato nella maschera” non vede il proprio Sé ma coglie in essa l’unico ed esclusivo modo di esserci. Le maschere o “finzioni funzionali” o “rappresentazioni abituali del falso Sé” o “enneatipi in regressione” più frequenti sono:

La maschera persecutoria

Le azioni della quale si concentrano sulle seguenti modalità comportamentale: il ricattare e l’intimidire, con il ricorso ad un atteggiamento aggressivo verbale e fisico; il chiedere con comportamenti arroganti, vendicativi, colpevolizzanti e pretenziosi; la colpevolizzazione.

La maschera narcisistica

Rappresentata da un eccesso di innocenza o ingenuità o falsa e melensa modestia, attraverso la quale il soggetto, impossibilitato a vedere l’altro per quello che è tende ad idealizzarlo o a manipolarlo.

La maschera vittimistica o depressiva

Si manifesta con la tendenza alla svalutazione di sé per avere il controllo dell’altro. E’ una delle forme di manipolazione più potente che esista.


La maschera del salvatore

Si manifesta attraverso il soccorrere, l’iper-accudire, un’accentuata sollecitudine a soddisfare tutte le necessità dell’altro per renderlo ulteriormente dipendente.

La maschera dell’evitante

Il soggetto, al fine di evitare una condizione di assorbimento intersoggettivo  che lo porrebbe nella condizione di sentirsi invaso dall’altro, reagisce assumendo un atteggiamento di freddezza, noncuranza, assenza di passione e cinico distacco.

La maschera del manipolatore affettivo

Il soggetto cerca di corrompere l’altro, con il potere, il denaro, l’amore, il sesso, la generosità, l’adulazione, la compiacenza, lo squadro magnetico e il fascino.

La maschera del dipendente

Si manifesta attraverso l’elemosinare affetto e il pietire l’amore dell’altro.

La maschera della falsa ricettività o remissiva compiacenza

Si manifesta nella forma della falsa disponibilità o della compiacenza o nel non dire mai di no di fronte ad ogni richiesta.

La maschera della falsa passività

Si manifesta attraverso il mancato coinvolgimento affettivo, energetico e la paura di amare, con l’intento non solo di deresponsabilizzarsi, ma soprattutto di ottenere che l’altro faccia qualcosa al nostro posto.

La maschera della falsa autosufficienza

Nasconde la paura di essere rifiutato ed abbandonato.

Per concludere…

Se la  maschera è “di inadeguatezza” ecco che la visione del mondo sarà caratterizzata da insicurezza, senso di difficoltà, paura, svalutazione e diffidenza nei confronti dell’esterno: questa “maschera”, anche se non corrisponde alla vera identità del soggetto – che avrà ovviamente anche altre qualità –  farà sì che lo stesso venga percepito come un soggetto di cui  “diffidare” in quanto persona piena di difficoltà e di difese che non stimolano fiducia negli altri.

Ecco che la maschera – il nostro falso Sé – si impadronisce della nostra essenza non permettendoci di contattarla anzi, finisce per produrre pensieri e comportamenti che attraggono esattamente l’uguale.

Una maschera troppo rigida tende a portare a regressioni il che può essere un vero pericolo per la psiche che si trova a non avere un sufficiente spazio per crescere.

E’ quindi importantissimo capire bene quali sono le “maschere” che abbiamo dovuto indossare in modo da utilizzarle al meglio per sviluppare le qualità e capacità intrinseche che possono poi guidarci alla costruzione della reale identità dell’Io.

Per evolvere, conoscere ed amare in autenticità d’intenti, per guarire le nostre relazioni ed il nostro corpo, occorre che diventiamo consapevoli delle nostre maschere e del modo in cui ci imprigionano nelle nostre quotidiane menzogne.

Testo parziale tratto da “La natura dei conflitti” di F. Manetti”

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