martedì 27 ottobre 2015

Volontà. ...Che cosa è?

Il termine è stato utilizzato per designare concetti abbastanza differenti, ma è ormai caduto in disuso, dal punto di vista scientifico, proprio per la difficoltà di darne una definizione univoca.

Bisogna notare, comunque, che in ogni definizione di volontà è presente l'aspetto di controllo cosciente del comportamento e, spesso, quello di sforzo e di aspirazione.

La cosiddetta forza di volontà è un'energia che compare naturalmente, quanto più la coscienza si svincola dalle influenze sociali e culturali.

Questa forza, qualunque sia la sua modalità di espressione, ha una caratteristica: l'unicità, cioè appartiene solo all’individuo e ne determina il modo unico di comportarsi e rapportarsi con l’ambiente di appartenenza.

Il concetto di volontà indica quella capacità, insita nell’uomo, di scegliere e realizzare un comportamento idoneo per il raggiungimento di determinati fini.

Nell’ambito della filosofia, i greci concepirono la volontà come la risultante di appetito e ragione: la ragione approva o disapprova l’oggetto appetibile, per poi accedere alla volizione, che si attua nell’azione.

In psicologia, il concetto di volontà viene concepito, a seconda della scuola di riferimento, come:

Una funzione autonoma, non riconducibile ad altri processi psichici;
Una forma particolarmente differenziata dei processi istintivo-affettivi, cui partecipano anche le funzioni intellettive.
Il comportamento volontario, quindi, può essere il risultato del libero arbitrio, oppure, secondo altri modelli, può essere connesso al concetto di “motivazione”, ovvero è intenzionale, cioè è finalizzato all’azione volta a raggiungere determinati scopi.

L’analisi del processo volitivo consente di distinguere:

Una fase di scelta, influenzata dalle spinte istintivo-affettive e dalle rappresentazioni ideative;
Una fase di decisione;
Una fase di esecuzione.
Gli atti di volontà possono essere rivolti:

All’interno, per esempio, per controllare pulsioni reattive;
All’esterno, per mobilitare le azioni, volte al raggiungimento degli obiettivi. In questo caso, la volontà è influenzata dalle pulsioni e può persino automatizzarsi, attraverso l’abitudine a ripetere determinate strategie.

Le alterazioni della volontà sono ampiamente reperibili in molti disturbi psichici, sia come caratteristica temperamentale abnorme, sia come reazione patologica del comportamento, per cui si osservano:

la caduta della volontà nei disturbi depressivi, specialmente in quelli endogeni (arresto melanconico), e nei disturbi schizofrenici, in cui la dissociazione ideo-affettiva coinvolge in pieno l’atto volontario (paralisi completa della volontà nella catatonia, ma anche tendenze oppositive illogiche, ecc.);l’incapacità di decidere negli ossessivi (compulsivi, coatti, psicastenici), o il loro essere schiavi della coazione a ripetere; improvvisi atti, anche caparbi e spesso inadeguati, nelle sindromi maniacali, ma anche in certe forme di epilessia temporale ed in varie forme di ritardo mentale.

Dott.ssa Daniela Tofi
www.psico-life.it
danielatofi@hotmail.com

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