lunedì 16 novembre 2015

IL TUTTO: nell'unità tutto e nulla diventano una cosa sola

Nell'unità tutto e nulla diventano una cosa sola.
Quando l'uomo dice io, secondo l'eminente psicologo e psicoterapeuta di impostazione esoterica, Thorwald Dethlefsen, si isola subito da tutto ciò che sente come non-io, come tu, divenendo così prigioniero della polarità.
L'Io ci lega al mondo degli opposti, che si manifesta non solo nell'io e nel tu, ma anche in ciò che è interno ed esterno, uomo e donna, buono e cattivo, giusto e sbagliato.
Ciò ci impedisce di percepire nelle forme unità e completezza.
L'Ego dell' uomo vuole sempre avere qualcosa che è al di fuori di lui, mentre dovrebbe semplicemente perdersi per poter essere una cosa sola col tutto (Malattia e destino, il valore e il messaggio della malattia, Thorwald Dethlefsen e Rudiger Dahlke).
Un uomo fa parte dell'umanità e consiste lui stesso di organi, che sono parte di lui e al tempo stesso consistono di molte cellule che, a loro volta,  rappresentano le parti dell'organo.
L'umanità si aspetta dal singolo uomo che si comporti in modo tale da essere utile all'evoluzione e alla sopravvivenza dell'umanità. L'uomo si aspetta dai suoi organi che funzionino in modo tale da consentirgli la sopravvivenza. L'organo si aspetta dalle proprie cellule che facciano il loro dovere come è indispensabile per la sopravvivenza dell'organo.
In questa gerarchia, che potrebbe essere prolungata da entrambi i lati, ogni struttura conplessa (umanità, stato, organo) fa in modo che, possibilmente, tutte le parti siano subordinate all'idea comune e la servano.
La nostra epoca è caratterizzata da irriguardosa espansione e realizzazione dei propri interessi.
Nella vita sociale così come in quella privata ognuno cerca di dilatare oltre ogni limite i propri fini e i propri interessi senza riguardo per nessuno, cercando di creare ovunque basi per i propri tornaconti, mettendo tutti al servizio del proprio personale vantaggio.
L'errore di pensiero e di azione sta nel credere in questa polarità: "io o la comunità, la parte o il tutto".
Il Sé non è se stessi ma il centro che si trova ovunque, comprende tutto ciò che è (la natura di Dio è un cerchio il cui centro è ovunque e la cui circonferenza non è da nessuna parte, Empedocle).
Solo se impariamo a mettere poco per volta in discussione la fissità del nostro io e i nostri confini , solo se impariamo ad aprirci, cominciamo a vivere una parte del Tutto e anche ad assumerci la respondabilità del Tutto.
Capiamo allora che il bene del Tutto e il nostro bene sono la stessa cosa, poichè noi, in quanto parte, siamo una cosa sola col Tutto.
La psiche non è dentro di noi, noi siamo dentro la psiche così secondo James Hilmann, psicologo analista junghano.
La depressione, tanto diffusa in epoca contemporanea, può allora dipendere dalla percezione profonda della distruzione che noi abbiamo portato al mondo. Noi la sentiamo e pensiamo nel nostro cervello, nella nostra famiglia, nel nostro matrimonio, nel nostro lavoro, nella nostra economia; portiamo la depressione dentro un me, invece, se c’è un’anima mundi, se c’è un anima del mondo, e noi facciamo parte dell’anima del mondo, allora ciò che accade nell’anima esterna accade anche a me.
Se io avverto l’estinzione delle piante, degli animali, delle culture, dei linguaggi, dei costumi, dei mestieri, delle storie ...  la mia anima prova un sentimento di perdita, di solitudine, di isolamento, di lutto, di nostalgia, di tristezza che è il riflesso in me di una condizione di fatto.  Se non mi sento depresso allora sì che sono pazzo: questa è la vera malattia, essere completamente escluso dalla realtà di ciò che sta succedendo nel mondo.
Per concludere, affidiamoci al pensiero del grande Jung:
"oggi si vuol sentire parlare di grandi programmi economici  e politici ossia proprio di quelle cose che hanno condotto i popoli a impantanarsi nella situazione attuale […]; ma io non parlo alle nazioni, io mi rivolgo solo a pochi uomini; se le cose grandi vanno male è solo perché i singoli individui vanno male, perché io stesso vado male; perciò per essere ragionevole l’uomo dovrà cominciare con l’esaminare se stesso [...] è fin troppo chiaro che se il singolo non è realmente rinnovato nello spirito neppure la società può rinnovarsi, poiché essa consiste nella somma degli individui".

d.tofi

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